I ritorni - Gabriele Arcangelo

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I ritorni

CAPITOLO V
(Tratto dal libro "RITORNARE oltre la vita")

COSA SONO I RITORNI


D. (Domanda) Cosa si intende per ritorno?
R. (Risposta) Direi che la prima cosa da spiegare sia questa: facendo riferimento ai concetti basilari del Catechismo della Chiesa Cattolica, Dio vi ha creati come esseri umani, dotati di corpo e anima sulla terra, per amarlo, servirlo e godere della Sua Presenza al termine della vostra esistenza, nel Paradiso. Il paradiso è il godimento eterno di Dio, vostra e nostra felicità. Merita il paradiso chi è buono, ossia chi ama e serve fedelmente Dio e muore nella sua grazia.
In base a queste verità, spiego che nessuno di voi, e ripeto nessuno, è qui su questa terra per la prima volta: tutti voi avete già fatto questa esperienza seppure in modi molto diversi e se vi trovate qui ancora oggi a dover affrontare, nelle modalità degli esseri umani, una vita che vi permetta di conseguire un nuovo percorso di redenzione, devoluto al raggiungimento della santità, lo dovete solo ed esclusivamente alle vostre libere scelte. Si chiarisca quindi da subito che sulla terra, escluso il primo percorso compiuto dagli esseri umani, non si rinasce, ma si ritorna.

D. Non è forse reincarnazione questa?
R. No, nella maniera più assoluta! La reincarnazione è la brutta copia del ritorno che, proprio perché è stato voluto da Dio, ha in sé il profondo significato di percorso santificante. Molti, purtroppo, confondono le due cose. Darò qui di seguito, una definizione schematica che può aiutarvi a comprendere al meglio quanto è scritto.


ILRITORNO


Il ritorno si basa sostanzialmente sull’esempio della Venuta di Gesù che, con la sua vita, morte e resurrezione, ha reso l’uomo libero dai vincoli satanici, lo ha sciolto dal peccato originale, lo ha reso libero e in grado di vivere la propria vita senza fardelli iniziali legati alle “colpe dei padri” come succedeva nella religione ebraica. Come Gesù è venuto sulla terra per compiere un percorso santificante già di per se stesso, in quanto era Figlio di Dio, dimostrando che con una vita redimente si può raggiungere la santità, allo stesso modo i figli di Dio, divenuti tali in adozione per i Suoi meriti, cioè voi, devono vivere secondo i suoi insegnamenti e raggiungere, al termine della loro vita, la perfezione dell’anima ovvero la santità sul modello che Gesù vi ha lasciato. La qualità dell’anima umana però, nonostante sia stata alleggerita dal peccato originale, non è certo la stessa dell’anima di Gesù.
Gesù aveva in sé, costituzionalmente, un’anima di origine divina e non certo un’anima di tipo umano, segnata dall’iniziale grado di imperfezione dovuto al peccato originale. Questo è chiaro. Pur essendo uomo in tutto e per tutto, Gesù aveva un’anima santa assolutamente esente dal peccato originale, anche se a sua volta, nella vita, è stato tentato e ha vissuto la propria esistenza umana come vero uomo. Non perché era in qualche modo “tutelato”, assolutamente no; ha combattuto il demonio di persona, proprio perché era in casa sua, come trovate scritto negli altri Testi, ma ne è sempre uscito vincente con preghiera e digiuni, in stretto contatto col Padre, in quanto vero Dio.                                                                                   
Quindi, alla luce di tutto questo, l’essere umano, dopo la sua venuta, si sarebbe trovato in condizione di santità iniziale, acquisita solo con il Battesimo e avrebbe dovuto vivere con la massima redenzione, combattendo e vincendo sempre sul peccato. Ma ben sappiamo che la natura dell’uomo non è certo perfetta, cioè divina. Pertanto Dio Padre ha dato all’uomo diverse possibilità di riunirsi a Lui tramite percorsi santificanti legati all’esistenza sulla terra, tra i quali i ritorni.
Infatti l’uomo, quando ritorna, non viene sulla terra con la stessa anima, ma ogni volta con un’anima diversa generata dallo stesso spirito, che è di per se stesso santo in quanto altro non è che la creatura umana santa e perfetta, così come lo erano i progenitori prima della scacciata dall’Eden. Solo dopo aver commesso il peccato originale ed essere stati scacciati qui sulla terra, i progenitori hanno perso la loro santità iniziale.                                                                                                                                 Il corpo fisico è divenuto imperfetto, soggetto quindi all’invecchiamento e alla morte e la costituzionalità stessa della creatura di Dio, da perfetta quale era chiamata creatura umana, è divenuta imperfetta nella sua identità e venne chiamata essere umano.
Questa la differenza sostanziale. Quindi, sulla terra non ci si reincarna ma si ritorna. Ogni volta con un’anima nuova, per un massimo di tre ritorni, possibilmente santi. Molte sono le domande legate a tale verità, ma un po' per volta cercherò di chiarirle meglio possibile, sempre secondo Volontà Divina. Diversamente che angelo sarei?                                                              



LA REINCARNAZIONE


In linea di massima, si intende la rinascita dell'anima dello stesso individuo in un altro corpo umano – fisico, simile al precedente, dopo un certo intervallo di tempo dalla sua morte terrena ed è riferito in particolare alle “religioni orientali”, alle correnti ismailite, alle antroposofie e allo spiritismo che descrivono una trasmigrazione dell’anima anche in altri corpi: vegetali, animali o minerali sino a quando l'anima stessa non si sia liberata e purificata dalla materialità.
Questo in sintesi. Ma non è questa la verità di Dio.
E’ successo che, presso altri popoli lontani dai luoghi santi che hanno ospitato il Divino Redentore, lo spiritismo avesse preso piede come modalità di collegamento col divino, dando così origine a queste credenze. Solo dopo un’opera di evangelizzazione e conversione infatti questi popoli avrebbero sviluppato la vera fede  in Cristo Gesù.


D. Gesù avrebbe potuto effettuare ritorni?
R. Come è già stato scritto, Gesù aveva in sé, costituzionalmente, un’anima perfetta esente dal peccato originale e non certo un’anima segnata dall’iniziale grado di imperfezione dovuto al peccato stesso.
Come riportato sul Catechismo della Chiesa Cattolica, Cristo aveva due volontà e due operazioni naturali, divine e umane, non opposte, ma cooperanti, in modo che il Verbo fatto carne avrebbe umanamente voluto, in obbedienza al Padre, tutto ciò che ha divinamente deciso con il Padre e con lo Spirito Santo per la nostra salvezza.
L’anima umana che il Figlio di Dio ha assunto è dotata di una vera conoscenza umana. In quanto tale, essa non poteva di per sé essere illimitata: era esercitata nelle condizioni storiche della sua esistenza nello spazio e nel tempo. Per questo il Figlio di Dio, facendosi uomo, ha potuto accettare di «crescere in sapienza, età e grazia» (Lc 2,52) e anche di doversi informare intorno a ciò che nella condizione umana non si può apprendere che attraverso l’esperienza.                                                                         Questo era del tutto consono alla realtà del suo volontario umiliarsi nella “condizione di servo” (Fil 2,7). Al tempo stesso, però, questa conoscenza veramente umana del Figlio di Dio esprimeva la vita divina della sua persona. Il figlio di Dio conosceva ogni cosa e ciò per il tramite dello stesso uomo che egli aveva assunto; non per la natura (umana), ma per il fatto che essa stessa era unita al Verbo.                                              
La natura umana, che era unita al Verbo, conosceva ogni cosa, e tutto ciò che è divino lo mostrava in se stesso per la sua maestà. È, innanzi tutto, il caso della conoscenza intima e immediata che il Figlio di Dio fatto uomo ha del Padre suo. Il Figlio di Dio anche nella sua conoscenza umana mostrava la penetrazione divina che egli aveva dei pensieri segreti del cuore degli uomini.










 
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